Vita sostenibile, bellezza e ritmi lenti, i borghi sono un patrimonio unico per il Belpaese. Tanti i tentativi di valorizzarli, primo fra tutti, le case vendute a un euro, che negli ultimi anni han- re quali nuovi scenari si possano aprire per i piccoli centri italiani. Il Covid-19 ha cambiato la vita e le abitudini di tutti noi e secondo un’indagine Coldiretti/Notosondaggi più di un italiano su due (54%), infatti, dichiara che vorrebbe lasciare la città per andare a vivere in campagna immaginando, per sé o per l’intera famiglia, una migliore qualità della vita.
Associazioni e Istituzioni
Svolgere attività lavorative in un piccolo borgo risulta così una nuova opportunità che può essere sostenuta e agevolata anche con una normativa “ad hoc”. Ed é per questo che, lo scorso anno, l’Associazione de “I Borghi più belli d’Italia” ha lanciato una proposta di leg- ge, Delega al Governo per la promozione del lavoro agile nei piccoli comuni, con quattro obiettivi: ripopolare i borghi italiani; creare le basi per una nuova e più versatile definizione di smart working; garantire i servizi essenziali in grado di incentivare la migrazione verso i piccoli comuni; valorizzare il territorio e le attività locali e artigianali. Il fine ultimo è quello di rianimare i borghi grazie alla versatilità che il digitale garantisce e trasformare questi piccoli paesi in centri innovativi per la vita lavorativa di tutti coloro che sceglieranno, grazie a incentivi pensati per il lungo periodo, di risiedere lontano dalle città metropolitane favorendo un ambiente a misura d’uomo.
Nel PNRR la risposta del Governo
“Stiamo gestendo una grande operazione di valenza culturale e sociale. Si è parlato per molti anni nel nostro Paese di recupero delle aree interne e dei borghi, ma non ci sono stati grandi interventi finalizzati a concretizzare questo obiettivo. Le nuove condizioni tecno- logiche consentono di far diventare dei luoghi di lavoro reali delle realtà che fino a pochi anni fa non potevano attrarre né persone né occupazione. Il Piano Nazionale Borghi va in questa direzione con risorse molto importanti, pari a un miliardo di euro, per vincere la sfida del ripopolamento”.
Con queste parole Dario Franceschini, Ministro dei beni culturali, ha presentato il nuovo progetto inserito nel PNRR ( Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), finanziato dai fondi europei a noi destinati. Il “Piano Nazionale Borghi” si costituirà di due distinte linee di azione: la prima (420 milioni di euro) finanzierà progetti pilota di rigenerazione culturale, sociale ed economica dei borghi abbandonati o in via di abbandono tramite interventi di carattere esemplare (uno per regione) da 20 milioni di euro per ciascuna regione d’Italia. All’interno dei progetti dovranno esservi nuove funzioni, infrastrutture e servizi in ambito culturale, sociale, della ricerca e del turismo come scuole o accademie di arti o dei mestieri della cultura, alberghi, residenze d’artista, centri di ricerca, campus universitari, residenze sanitarie assistenziali e residenze per famiglie di lavoratori in smart working o di nomadi digitali. La seconda linea premierà la realizzazione di progetti locali di rigenerazione culturale di almeno 229 borghi. 380 milioni di euro saranno stanziati per le proposte presentate dai Comuni tramite avviso pubblico e 200 milioni finanzieranno i progetti di micro, piccole e medie imprese localizzate o che intendano insediarsi nei borghi che saranno selezionati
Ma torniamo alle Associazioni
L’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” ha anche siglato un accor- do con SMACE – Smart Work in a Smart Place – startup innovativa nata con lo scopo di favorire il lavoro agile nei villaggi d’eccellenza che fanno parte dell’Associazione. La filosofia non è quella di promuovere un turismo stagionale, ma di creare un flusso costante di persone che scelgono un territorio per viverci in modo autentico e definitivo. Una sorta di nuovo “ufficio diffuso” su tutto il territorio che, grazie alla connettività, permette alle persone di essere operative ovunque, godendo al tempo stesso della bellezza e del fascino di questi luoghi. Partner dell’iniziativa è BITN – Borghi Italia Tour Network, il tour operator di riferimento dell’Associazione, che si sta occupando di selezionare insieme a SMACE i luoghi più adatti ad accogliere smartworker secondo questi requisiti per inserirli nella piattaforma SMACE.
Le iniziative non finiscono qui…
Molte altre start up, si stanno focalizzando su questo nuovo tipo di turismo con proposte su tutto il territorio italiano. Lo scopo comune è lo stesso già citato in precedenza, cioè quello di promuovere la rinascita dei piccoli borghi che risentono del fenomeno dello spopolamento, trasformandoli in Smart Lands diffuse, inclusive, digitali e sostenibili, di dare la possibilità ai piccoli proprietari immobiliari di valorizzarle loro case generando un flusso costante di reddito e infine di offrire la possibilità di vivere un’esperienza indimenticabile a smartworker, dipendenti aziendali e nomadi digitali, che si muovano da soli, con la famiglia o in team. HQVillage, per esempio, sta promuovendo un circuito virtuoso del quale faranno parte i borghi e le loro istituzioni, i proprietari di case
o aziende agricole e un pool di esperti nell’individuarle e nell’attrezzarle, allo scopo di valorizzare i piccoli borghi in via di spopolamento su tutto il territorio italiano trasformandoli in poli di condivisione, innovazione e tradizione per un futuro di nuove sedi aziendali che sia- no sostenibili, resilienti e adatte alle nuove necessità degli smart worker e dei nomadi digitali. HQVillage si è avvalsa di architetti, urbanisti e designer affinché definissero le linee guida per riqualificare i paesi in sedi aziendali diffuse. In seguito ha definito gli standard qualitativi, estetici, tecnici e funzionali necessari affinché fossero qualificati come “best place to smart work”. Inoltre viene promosso anche un dialogo fra le istituzioni locali e i singoli proprietari di immobili privati ai quali viene offerto un servizio che renda le loro abitazioni “a misura di smartworker” al fine di aumentare sia le loro entrate economiche sia l’intrinseco valore delle loro proprietà.