Design e funzionalità, la scelta della superficie giusta per gli ambienti di lavoro è da sempre una questione delicata. Ufficio privato, direzionale, pubblico, per ogni diversa tipologia esistono infinite soluzioni tra formati, materiali e tipi di posa. Non esiste un prodotto “giusto” in assoluto, ma un materiale più adatto all’uso che se ne deve fare. Una cosa è sicura: qualunque tipo di rivestimento deve essere facile e veloce da pulire senza rinunciare all’estetica. Una cornice indispensabile da coordinare con le altre finiture come la tinta delle pareti e gli infissi che, insieme all’arredo, fanno l’immagine di un’azienda. Le regolamentazioni sui materiali da usare in ambito pubblico impongono standard estremamente elevati, stabiliti da normative precise perché, qualunque sia il rivestimento scelto, deve garantire elevate caratteristiche tecniche e meccaniche, resistenza all’usura, al calpestio e al fuoco. Tutti i prodotti in commercio sono accompagnati da schede tecniche, una sorta di carta d’identità che fornisce tutte le indicazioni necessarie e le certificazioni ottenute in seguito alle “prove” sul campo.
Forte come il gres
È il re dei rivestimenti. Duttile, resistente e, grazie alla stampa digitale, riproduce legno, pietra e marmo con dettagli e imperfezioni così veritieri da non riuscire quasi a distinguerli dagli originali. Nei cataloghi delle aziende ci sono anche fiori e decori geometrici, disponibili dal più piccolo formato fino alle grandi lastre. Una soluzione di posa facile, di performance estetiche e di grande resistenza, che, unite alla facilità di pulizia e alla straordinaria capacità di offrire ai progettisti linguaggi stilistici diversi, rendono il porcellanato una carta vincente per gli architetti. Sempre di grande effetto anche le superfici dalla forte texture materica, basta guardare la collezione Wabi –Sabi firmata da Federica Biasi per Decoratori Bassanesi, dove il concetto di “bellezza imperfetta”, contenuto nel nome stesso, viene risolto attraverso un intreccio fitto, pieno di livelli, ma sorprendentemente leggero. Una superficie che, per essere compresa, deve essere osservata da vicino e, in un secondo momento, sfiorata, toccata ed esplorata con più sensi. Viene usata anche per i rivestimenti verticali e infatti, negli ultimi anni, le piastrelle hanno lasciato la loro tradizionale destinazione in bagno e cucina per invadere anche gli altri ambienti. Ceramiche Bardelli, ad esempio, ha sviluppato due progetti boiserie, Monoscopio firmato Dainelli Studio e Volume di Storagemilano, perfetti per realizzare una quinta decorativa anche negli ambienti di lavoro. Lo stesso vale per le ultime collezioni di Marazzi che all’ultimo Cersaie ha creato uno spazio multidisciplinare definito da geometrie e incastri dinamici dove le composizioni di grandi lastre in gres porcellanato Grande, nelle diverse interpretazioni – pietre, marmi, resine e legni – hanno dato vita a volumi materici. Ma la spinta alla verticalità non finisce qui. Hives di Mutina, disegnata da Konstantin Grcic, è una collezione di mattoni esagonali 3D che permettono la realizzazione di divisori anche curvi, quasi un alveare decorativo utile per chi non vuole rinunciare alla bellezza della materia per il suo ufficio.
Campo neutro – La collezione Buildtech/ 2.0 di Floor Gres gioca con la neutralità del cemento e il carattere deciso di cromie sature per creare effetti omogenei e architettonici.
Loft in translation – Monoscopio di Dainelli Studio per Ceramica Bardelli è una collezione di grés porcellanato smaltato per pavimento e rivestimento di superfici interne ed esterne.
Another brick in the wall- Hives di Konstantin Grcic per Mutina è un mattone in terracotta di forma esagonale pensato per la costruzione di pareti e strutture architettoniche.
Bellezza imperfetta – Wabi-Sabi è il nome della nuova collezione di rivestimenti firmata da Federica Biasi per Decoratori Bassanesi che si contraddistingue da texture differenti, ma complementari.